* A LEZIONE DI TWITTER ::

Quello di giornalista è un bellissimo mestiere: fai domande e (quasi sempre) la gente risponde.
Grazie a questo mestiere ho imparato tante cose. Ero curiosa, facevo domande. Incontravo persone interessanti.
Non faccio più questo mestiere, ma continuo a essere curiosa e incontrare persone interessanti.
Spesso faccio domande.
Ho deciso di pubblicare le risposte.

Inizio con gente che usa bene Twitter, oggi faccio 4 chiacchiere con Claudia Vago, Tigella, 33 anni, social media e community manager, tra i fondatori di 140nn.

Claudia Vago

Merito suo l’hashtag #iohovotato diventato trending topic in Italia in mezz’ora, in due ore entrato nei trending topic mondiali.

Qual è l’hashtag dell’anno per ora?

Per ora vedo tre hashtag importanti nel 2011: #morattiquotes, #sucate, #iohovotato.
Il primo perché riassume al meglio la creatività della rete, la capacità di distorcere, amplificare, détourner un concetto o un fatto. A partire dalla pessima uscita della Moratti alla fine del faccia a faccia con Pisapia al termine della campagna elettorale la Rete, e Twitter in particolare, si sono scatenati nell’inventare le accuse più fantasiose e assurde da attribuire a Pisapia; #sucate ha messo in luce l’inadeguatezza dell’approccio broadcast ai social media: la Moratti ha lanciato la sua campagna #mirispondi, con tanto di sito internet e hashtag su Twitter allo scopo di stimolare la partecipazione e il dialogo coi cittadini. Peccato che non ci fosse nessuna reale intenzione di dialogare e la prova è che a presidiare l’account Twitter era una persona che si limitava a copiare e incollare risposta standard, come quella sulla moschea abusiva di via Giandomenico Puppa nel quartiere di Sucate.

Per i referendum, invece, la partita si giocava sulla partecipazione al voto e sul raggiungimento del quorum. Dichiarare su Twitter, nelle giornate del voto, che si era stati a votare attraverso l’hashtag #hovotato era un modo per rivendicare la propria posizione, il proprio orgoglio di aver contribuito al raggiungimento del risultato.

E adesso le questioni tecniche: meglio un trending topic con o senza hashtag?

Usando un hashtag un utente di Twitter decide, deliberatamente, di trasformare quel termine in una parola chiave, facilmente ricercabile e inseribile in un flusso di altri tweet che costruiscono una narrazione. Un trending topic senza hashtag può essere anche il frutto della casuale ripetizione di uno stesso termine, senza un vero intento narrativo. Consiglio la lettura di Hashtag, o del passaparolachiave, in particolare: «progettare spreadability di un hashtag è buona scommessa, visto che poi può accadere di tutto a quel segno, una volta immesso nei flussi vorticosi di una comunicazione rapida, nei torrenti delle segnalazioni spontanee, nei passaparola». È proprio così: noi possiamo inventare un hashtag che ci pare azzeccatissimo, ma una volta lasciato andare nel flusso dei tweet non ci appartiene più e il suo successo o il suo fallimento non dipendono più da noi.

Per 140nn usate hashtag di argomenti coperti dai media (tipo #notav), ma altri li avete scovati voi. Come li trovate?

Ognuno di noi si è creato, nel tempo, delle liste tematiche e geografiche di account Twitter da seguire. Abbiamo selezionato gli utenti, guardato quello che condividevano, vagliata la qualità e l’attendibilità e poi li abbiamo inseriti in liste che seguiamo. È attraverso queste liste che veniamo a sapere, in tempo reale, tutto quello che succede nel mondo. Con questo metodo ho scoperto la nascita del movimento degli indignados cileni, che sono particolarmente attivi nel contrastare una proposta di riforma dell’istruzione che penalizzerebbe pesantemente tutte le fasce meno abbienti della popolazione.

Quale ti ha coinvolta di più?

Ce ne sono due, fino a ora. Il primo è stato #SidiBouzid, l’hashtag scelto dagli utenti tunisini su Twitter per raccontare la loro rivolta culminata con la fuga del dittatore. Alla Tunisia sono molto legata per aver sposato un mezzo tunisino, quindi conosco abbastanza bene la realtà del Paese, la sua storia. Mio marito ha molti zii e cugini lì, per cui allo scoppio delle rivolte siamo stati subito informati e coinvolti.
L’altro è #iohovotato perché ho contribuito a crearlo e lanciarlo e vederlo crescere e diventare trending topic mi ha riempita di soddisfazione, facendomi sentire di aver fatto qualcosa di piccolo, molto piccolo, ma importante.

Al momento, poi, sto seguendo un progetto di raccolta di memorie sui giorni del G8 di Genova del 2001 e l’hashtag del progetto, #ioricordo, mi sta davvero molto a cuore.

Vedere #cosaseria affianco a #cosafaceta sminuisce il tuo lavoro o lo esalta?

Credo che su Twitter ci sia spazio per tutto e che sia giusto così. Certo, in giorni in cui succedono cose gravi vedere che i trending topic sono argomenti futili a volte lascia l’amaro in bocca, ma credo che Twitter sia lo specchio della realtà fuori di lì, dove ci sono persone che si interessano, sono coinvolte, agiscono e altre, la maggioranza, che pensano ad altro. E non vedo niente di male in questo, credo sia la storia dell’umanità.

 

Per saperne di più:

  • cosa sono i trending topic, una ricerca raccontata da We are Social
  • come dirottare un trending topic, l’idea di Wu Ming: usare nervi #saldi per raccontare la manifestazione in Val Susa

 

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