Semerssuaq, costretta dalle insistenti richieste, decide di prendere di petto la situazione.
Mettetevi comodi.
C’era una volta Semerssuaq.
Semerssuaq viveva nel fantastico mondo della casa color gamberetto bollito. Ma non da sempre.
Un giorno Semerssuaq si mise in testa di far pace con il cervello, con il quale aveva litigato sin da piccola.
O anche prima.
Tutto ebbe inizio molto prima che le regalassero il popples che vive nel cesto dei panni sporchi.
Almeno così dice.
Poi ci fu quel film di cui non ricorda il nome al quattrofontane (per chi abita fuori dal raccordo la scena si svolge in un cinema romano) e le fughe a casa degli amici.
Era l’anno del teatro, delle notti a tirar tardi e altre storie. Troppe.
Ad un certo punto Semerssuaq decide di lascirsi prendere dall’entusiasmo e la situazione le sfugge di mano.
Abbandona la casetta piccinapicciò e va verso nuove avvincenti avventure, di cui non tratteremo in questa sede per non uscire fuori traccia.
Terminate le avvincentiavventure Semerssuaq riprende casualmente i rapporti con l’esperta mondiale di rainbosità. C’è da dire che Semerssuaq crede alla casualità delle cose.
Da lì inizia, e finisce, un altro avvincente episodio che a posteriori pare pure essere a lieto fine.
Da quel momento capiterà a Semerssuaq di essere scambiata per un esperto del settore.
Come se ne capisse qualcosa!
Di palo in frasca, la sceneggiatura ci riporta ad una delle scene centrali di “Compagni di scuola” di Verdone o altro film analogo in cui Semerssuaq scopre che gli amici di quando aveva l’età della bambolinadaicapellilunghi sono cambiati, cresciuti.
Anche Semerssuaq si scopre cresciuta. Ma non troppo.
Dopo innumerevoli peripezie ritrova la strada di casa e ci si chiude dentro. In letargo.
Continua…
Fine prima parte (adesso vado al cinema).
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