* HO QUASI FINITO 100 PAROLE ::

Sono arrivata a 36 compleanni su 45, un altro lo festeggio prima della fine del mese e altri due a inizio settembre così me ne mancheranno solo 7 (anche se inizio a pensare che forse qualcuno non l’ho segnato).

Avevo chiesto in giro di regalarmi una parola, partendo da qui.
Una cosa simile l’avevo fatta 4 anni fa, per finire un compito da consegnare per l’MBA: parlare di me in 10 righe.

Allora cosa scrivere lo avevo chiesto su Facebook alle persone con cui ero in contatto, perché come mi aveva spiegato Luigi Centenaro:

per sapere dove vai – o dove le cose che fai ti stanno portando – devi farti dire dagli altri come ti vedono, non puoi scriverla da solo la tua biografia.

Non ricordo più che riassunto ne avevo fatto, ma da questo gioco avevo tirato fuori la considerazione che per gli altri avevo una dote utile:

saper coinvolgere le persone senza perdere nessuno per strada.

La capacità di saper passare le informazioni, mettere insieme le persone e muovermi tra gruppi diversi me la riconoscono tutti, da sempre.

EXTRA: qui c’è un video in cui spiego come si coltiva la propria reputazione, non solo online.

Ma se al posto di un compito di 10 righe avessi dovuto descrivermi in una sola parola?
Ne ho chieste 100, sono tutte qua: ne ho fatto fare spillette.

Ora, mentre scrivo, me ne sono rimaste solo 9, erano 100 meno due: ho preso pizza per me, c’erano anche fritto sì, ma pure champagne e colazione. E Diamara ha tenuto per sé creatività. Anche se è stata una scelta combattuta tra gioia e pennarelli.

Le altre le ho portate un po’ in giro facendone prendere una, senza sceglierla, a quelli con cui ho festeggiato i #45compleanni (che poi sono tutti dei non-compleanni bellissimi ché il mio compleanno, per davvero, l’ho festeggiato con un viaggio*).

COS’ È IL NON COMPLEANNO

Coniata da Lewis Carroll nel romanzo Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò è l’espressione che usa Humpty Dumpty per spiegare ad Alice la possibilità di ricevere doni ingenetliaci durante 364 giorni dell’anno, contro la possibilità di ricevere doni genetliaci in un giorno solo dell’anno.

EDIT: COM’È ANDATA, POI, QUELLA STORIA DEI #45compleanni?

Ho finito 100 parole. Quando ho chiesto di regalarmi una parola ne ho ricevute di bellissime e tante, dicevo: ne ho scelte 100, le ho fatte stampare sulle delle spillette e le ho regalate agli amici con cui ho festeggiato i miei 45 compleanni che sono stati come una cosa bella al giorno e hanno fatto passare il tempo, tenendomi compagnia in un momento in cui avevo bisogno di non sentirmi sola (e ora mi inventerò qualcos’altro). Alcune volte ho festeggiato senza averlo deciso prima, come quest’estate sotto i fuochi d’artificio, uno dei compleanni l’ho festeggiato mangiando in un ristorante stellato (che non mi è piaciuto), altre eravamo sempre gli stessi e ci siamo visti più volte, ma di spilletta se ne pescava solo una. A Luigi è capitata cena e lui dice che è una parola brutta, ma io sono anche tutte le cene a cui invito gli amici e preparo sempre le stesse cose. Secondo Serena l’ultimo compleanno doveva essere col botto, ma è stato bello. Come tutti gli altri. E come altri: a colazione.
Alcune spillette sono nelle stories, salvate lì.

* EXTRA: IL VIAGGIO IN RUSSIA

Sono a San Pietroburgo e Mosca, soltanto. Mi sono piaciute molto e un po’ di stories da lì le ho salvate qua.

COS’HO LETTO PER PREPARARMI AL VIAGGIO IN RUSSIA (spoiler: poco)

 Pietroburgo, di Nikolaj Gogol’ (Marcos Y Marcos) tradotto da Paolo Nori

 Lezioni di letteratura, di Vadimir Nabokov (Adelphi), ma ho solo letto la prefazione per ora

 e le Lonely Planet: Mosca e San Pietroburgo.

È SEMPRE UNA QUESTIONE DI PAROLE

Un pezzo di questo post era nella newsletter che ho spedito il primo giorno di primavera del 2019. L’oggetto era, appunto, Mi regali una parola?  e ha avuto il 55.2% di open rate. Quelle parole, come ora sai , poi le ho usate davvero.

newsletter Domitilla

Se leggi già la mia newsletter – o passi qui sul blog – da un po’, stai già ripagando la mia fatica con l’attenzione. Di questo ha parlato Simona Sciancalepore qua, commentando l’intervista di Giampaolo Colletti a Seth Godin:

«Sono le storie che raccontiamo, i contenuti ciò a cui dobbiamo fare attenzione. Perché quelle storie sono i nodi dei legami che creiamo. Sono quello che abbiamo da dire, sono il frutto delle nostre esperienze e delle relazioni che abbiamo instaurato fin qui, sono ciò che siamo, sono anche la nostra memoria. Indicano la direzione in cui vogliamo andare e il posto da cui arriviamo».

La direzione in cui voglio andare di solito ce l’ho abbastanza chiara, ma di questo “di solito” te ne parlerò un’altra volta.

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