«I social stanno attraversando l’evoluzione finale: da strumenti di fidanzamento a strumenti di lavoro. Facciamocene una ragione e postiamo in pace, amen», racconta Ester Viola (in gran forma) rispondendo a una delle lettere che riceve per la rubrica migrante sull’amore ai tempi di Internet.
Chiariamo subito un punto (se non me lo hai già sentito dire fino allo sfinimento): per me Internet è un luogo. Non cambia se conosco qualcuno a cena a casa di amici, in ufficio o online. In ognuno di questi luoghi vigono le stesse regole di umana convivenza e in ognuno di questi luoghi condividiamo interessi, informazioni, ma anche emozioni, pezzi di vita che lasciano segni visibili nelle reti di relazione che costruiamo.
Sapete quanti post ha fatto la Ferragni su Instagram in una settimana? 22
Sapete quanti ne ha fatti il ministro dell’interno? 78
— ej 🏳️🌈 (@bicornosfigato) 25 marzo 2019
Due settimane fa sono stata ospite di una dinner speech: uno di quegli appuntamenti in cui prima della cena c’è un ospite che parla di un tema. Uno di quegli appuntamenti in cui prima di sedersi a tavola si fanno chiacchiere di cortesia. Tranne quelle che faccio che al posto di come stai o come va ti chiedo dati fatturato, gestione operativa delle sedi, assunzioni… mi faccio i fatti tuoi, quelli che interessano a me. Una cosa, poi, mi ha colpito di quell’intervento pensato per una platea di CEO e manager di aziende di dimensioni diverse: lo speaker ha ammesso di essere lui invece a disagio con questo tipo di eventi dove, appunto, gli viene richiesto – oltre a raccontare cose che sa, legate alla propria professionalità – di intrattenere conversazioni.
Il segreto, avrei voluto dirgli (perché poi non l’ho fatto?), è che ogni conversazione deve darti soddisfazione: devono piacerti le persone e devi avere voglia di conoscere le loro vite. La curiosità è un elemento fondamentale che ci guida a fare incontri interessanti. Conoscere gente nuova è diventato parte essenziale del mio lavoro quando facevo la cronista. La più grande lezione di giornalismo me l’ha data un amico, che giornalista non è, quando nel panico per una delle mie prime interviste mi chiedevo quali domande fare. «Chiedi cose che interessano a te.» È stato un consiglio utilissimo, anche quando ho deciso di cambiare mestiere, come raccontavo qua.
Pensaci: qual è la prima domanda che fai quando incontri qualcuno?
È quello che ti interessa davvero sapere?
Poi sono stata ospite di Gioia Gottini, l’unica italiana presente nel Community Leadership Program di Facebook, a spiegare come si fa networking. Cioè come non si fa.
⚠️UNA COSA CHE TI CONSIGLIO ASSAI è leggere questo questo articolo del New York Times in cui si sostiene che il contatto umano stia diventando sempre più un bene di lusso: «Gli schermi erano per l’élite. Ora evitarli è uno status symbol». E poi torna a dirmi cosa ne pensi.
L’ANGOLO DELLA POLITICA (che se non ti interessa puoi pure saltare, ma secondo me non dovresti farlo).
🚌Sabrina Barbieri ha preso la 73 a Milano e ha scoperto – e io leggendola – dei test di valutazione di lingua araba per i ragazzi madrelingua che frequentano le scuole dell’obbligo in Italia. No, non è politica, ma purtroppo qualcuno pensa che il razzismo lo sia e lì sull’autobus Sabrina ha incontrato una razzista: «(…) La signora ha borbottato sbuffando un “lasciamo perdere”. Ecco no, non dobbiamo lasciar perdere. Sono razzisti e lo devono sapere».
Questo è il suo post.
📈Intanto le cose cambiano e il 62,8% degli italiani si dice favorevole allo ius soli (contrari solo quelli della Lega).
…
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[la foto su è di Photo by Priscilla Du Preez]
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Tagged: networking, social media