* LA STORIA DELLA MIA ASSISTENTE ::

Lavoravo al botteghino di un teatro, a Roma. Arrivavo lì dopo pranzo. C’era da preparare biglietti, abbonamenti, rispondere al telefono a chi chiedeva informazioni o voleva prenotare una poltrona per gli spettacoli dei giorni successivi.

la mia assistente

La ragazza che si occupava dell’ufficio stampa era sempre piena di lavoro: ai tempi la rassegna stampa si faceva con forbici, colla, fotocopie. Un giorno le chiesi se potevo aiutarla nel tempo libero. Mi misi lì a ritagliare, incollare e fotocopiare. Per mesi. Un giorno, lei era impegnata e mi chiese di occuparmi dei giornalisti che sarebbero venuti a vedere lo spettacolo quella sera. Continuavo a lavorare al botteghino, ma stavo imparando qualcosa.

Tempo dopo cambiai lavoro, passai dal botteghino del teatro al centralino di un’agenzia di management che si occupava di personaggi di cinema e tv, soprattutto di tv. Avevo deciso che i McJob (che espressione bellissima!) erano l’ideale per mantenermi mentre studiavo.

Inoltravo telefonate e lasciavo degli appunti. Un giorno passai all’ufficio stampa un po’ di riviste con post-it qua e là. Tanto tra una telefonata e l’altra sfogliavo riviste (e mi venivano idee). Per esempio: a quel giornalista che aveva appena firmato un servizio sui capelli dell’estate potevamo proporne un altro sulle acconciature e il trucco di veline e letterine: erano tutte nel book dell’agenzia. Nulla di geniale, ma quel pezzo poi uscì. In estate esce un sacco di questa roba che alla gente piace leggere sotto all’ombrellone, pare.

Dopo una settimana al centralino mi sostituirono con un’altra ragazza. Io scesi a lavorare nell’ufficio stampa, che era al piano di sotto.
Smisi di studiare. O di tentare di farlo (almeno, per un po’).

C’era sempre qualcuno che mi insegnava qualcosa, che mi dedicava il suo tempo perché io facevo lo stesso senza aspettarmi qualcosa in cambio se non d’imparare qualcosa.

Ero brava, ma lo era anche il mio capo che mi presentava a tutti, che mi raccontava tutto. Grazie Donatella. Continuavo a ritagliare giornali, fotocopiare trafiletti e incollare tutto sui fogli A4 che conservavamo nei raccoglitori della rassegna stampa. Dopo un mese avevo pubblicato il mio primo articolo su un quotidiano nazionale, pagato 80 mila lire. Scrivevo di spettacoli: a questo punto era un argomento che conoscevo bene.

Come gli altri l’hanno fatto con me così io cerco di fare con gli altri anche se non è sempre semplice. Mica a tutti piace imparare le cose o farsi dire come potrebbero migliorare. Lo so.

Ecco. Io da oggi ho un’assistente che sorride, vuole imparare un sacco di cose (che secondo me sa già) ed è dotata di ironia.
Ne farò buon uso.

La conoscerete presto e tra poco sarà più brava di me e io ne sarò felice.
Il resto ve lo racconterà lei.

 

Disclaimer: temo un po’ i commenti, non lo nego; qualche tempo fa una aveva commentato un post chiedendomi chi pensassi di essere che ogni mattina a colazione accendevo la tv per guardare la rassegna stampa, «manco fossi un capo di Stato», cit. da qui.

 

 

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