* COM’È IL FILM SULLA FERRAGNI? ::

Davvero Chiara Ferragni – Unposted fa schifo?

A Venezia non sono partiti gli applausi. Ma al botteghino male non va.

Chissà quando lo vedrò, non ne sento tutta quest’urgenza in effetti, ma mi fido: il target non penso di essere io.
Allora visto il successo dei racconti per interposta persona, mi fido:
Matilde, dimmi com’è Chiara Ferragni – Unposted.

Come dicevo nelle stories stimo molto la Ferragni, e tutto il lavoro che fa, quindi la mia recensione è particolarmente di parte. A me è piaciuto perché a me diverte seguirla e sapere cosa fa, quindi anche se già sapevo tutto mi ha fatto piacere vederlo e lo rivedrei. Dopodiché consiglio di andarlo a vedere al cinema soltanto ai veri interessati e follower accaniti in quanto nei primi tre quarti d’ora è carino, ci sono moltissime testimonianze di personaggi della moda e di alcune riviste celebri, però poi diventa tutto un “già visto”: sostanzialmente le sue stories dell’ultimo anno solo in versione 16:9!

Chiara Ferragni Unposted

Matilde Prestinari è la figlia di una mia amica, ha 20 anni e studia Comunicazione e Società all’Università Cattolica. La seguo su Instagram e mi era passata sotto agli occhi la storia all’uscita del film.
Merenghetti dice che sembra un documentario da Corea del Nord, il che a me che faccio ‘sto mestiere pare un lavorone! Di quelli da citare a lezione di Comunicazione Pubblicitaria.
Seguendola, a te pare il film abbia voluto passare un messaggio diverso rispetto al solito?

No. Ripete i messaggi che passa anche nelle stories: la gratitudine per quello che ha e che tutti noi possiamo fare ciò che vogliamo, impegnandoci. E poi è tutto superbello, superlusso e… ad un certo punto ho guardato il cellulare per vedere quanto mancasse alla fine.

E di unposted, quindi, cosa c’è?

Non c’è niente di davvero unposted – se non quando parla di Pozzoli e della loro visione del business – e non viene spiegato mai, per esempio, cosa c’è dietro al suo personaggio. È perlopiù una celebrazione di Chiara e un mezzo che lei ha usato per poter difendere e giustificare alcune sue scelte lavorative e private come ad esempio la decisione di postare il figlio Leone o di viaggiare sempre lasciandolo a casa. Poi in alcune parti ci sono suoi discorsi molto belli, però ecco non va mai a fondo.

E le lacrime?

Anche quelle: i suoi momenti tristi sono sempre “temporali estivi,” cioè sembra sempre che lei affronti tutto con un super sorriso. Quando piange nel documentario praticamente piange sempre dalla felicità o dalla commozione.

Appunto, come ce le mostra qua.


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Ti è piaciuta la recensione di Matilde ma tu hai più di 20 anni?

Leggi la recensione di Chiara Ferragni – Unposted scritta da Simona Sciancalepore (che se non lo sai è l’autrice di Manuale di scrittura creativa, tecniche ed esercizi per creare contenuti originali per il Web (Apogeo), per dire che ne sa.

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