* NON SONO UNA INFLUENCER ::

Non sono una influencer, sono una che ha imparato a farsi influenzare.
E questo è quanto, un pezzo del mio contributo al TEDx Verona.

Il video non c’è ancora, arriva tra un po’ e per ora dovete fidarvi è qua e io ho detto questa cosa qui

Ma soprattutto devo fidarmi io ché appena scesa ho pensato: potevo essere più brava.
Ma l’emozione è quel che è.

Sono io che dico «Più che incapaci di decifrare le emozioni non sappiamo parlarne» e poi sono la prima a non presentare prima di me la mia ansia (se il tema ti interessa io ho appena ordinato Ansia: la mia migliore amica di Giacomo Bevilacqua, sì quello di A panda piace).

Ma… che dicevamo degli influencer?

Mi è capitato spesso nel corso degli anni di essere indicata come influencer da ricerche, articoli, post e in presentazioni varie. Poi magari questa moda passa e ci dimenticheremo del termine influencer. Io nell’attesa ne propongo un altro: influenced.

Poco meno di un anno fa ho partecipato alla Nuvola Rosa, ospite di una lezione in Statale come role model. Alessandro Lucchini, linguista, col quale ho condiviso il microfono in aula, durante il mio intervento mi ha chiesto se anche io sono stata influenzata come oggi influenzo gli altri. Ovviamente ho risposto sì. Sono stata influenzata da tanta gente che sono andata a cercare – il più delle volte grazie a Internet – per saperne di più. Come quella volta che ho intervistato Roberta Cocco (che Nuvola Rosa l’ha inventato) e che io considero uno dei miei role model anche se come dice lei (anche qui)… non siamo sempre d’accordo.

Una foto pubblicata da Barbara Olivieri (@boliv68) in data:

Domani è il compleanno di Internet in Italia e io, come Roberta Maggio

Dov’ero il 30 aprile del 1986 non me lo ricordo ma oggi sono qui e a volte mi sembra di essere dappertutto.

E insieme a un sacco di gente che mi tiene compagnia.
Ognuno di noi è arrivato in Rete seguendo uno stimolo, più che un bisogno. Io questo blog l’ho aperto per colpa di Leibniz, e pure su Twitter ci sto per colpa sua. 

Ognuno di noi ha iniziato un percorso partendo con qualcuno.

E qui è dove dovrei iniziare con la lista lunga dei grazie.

Désirée per l’invito e la pazienza. Alberto per gli spunti. Tanti, per fare un riassunto. Simon Lancaster per i consigli dell’ultimo minuto dopo le prove generali. Tatiana per il coaching on demand. Giuliamaria e Andrea per il supporto. Giovanni Andrea Prodi per aver condiviso con me l’ansia del palco che poi l’ansia io ce l’avevo perché dovevo parlare dopo di lui. Dopo di lui che con le sue ricerche ha confermato una teoria di Einstein, così.

E a tutti tutti quelli di TEDx Verona: grazie per la compagnia.

Questo è un pezzo dell’infografica realizzata per TEDx Verona da Social Meter. Quindi: a te grazie per aver trovato interessante quello che ho detto e avermelo detto (anche su Twitter).

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Ho anche una colonna sonora per questo post. Tanto amore per Joy Cut

Altre cose interessanti sul tema influencer le hanno scritte: 

E una bonus track per farsi (ben) influenzare: 

Public goal-setting is a great way for CEOs to explain their values and to motivate themselves and their workers to change, explains Jena McGregor. “There are few greater fuels toward our goals than overt failure, and public accountability is a powerful force,” she writes.

Altre cose sparse: 

  • le slide sono di Roberta Ragona, Tostoini sì: sono bellissime vero?
  • un altro grazie va a Donatella Sgroj per questi commenti qua:

    Nota per chi me lo ha chiesto:
    – giacca Beatrice B.
    – scarpe Gimmi Baldinini
    – pantalone Sfizio

  • e grazie a quell’entità diffusa che… chiamiamo fanclub ♥

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