* ANDRÀ TUTTO BENE? E CHI LO SA?! ::

Non lo sa Seth Godin, non lo sa Alessandro Baricco, non lo sa David Grossman. Non lo sa neppure Yuval Noah Harari. Manca solo che non lo sappia io. E, infatti, io non lo so se andrà tutto bene. E tu?

«Stiamo vivendo giorno per giorno. Non solo sulla piccola scala delle nostre vite domestiche e dei nostri pensieri individuali, scala in cui non facciamo nessun programma, e aspettiamo: ma l’impressione è che stiamo vivendo giorno per giorno anche la dimensione generale del problema e della catastrofe, senza immaginare – ciascuno di noi che voglia immaginare, ma soprattutto i responsabili del futuro delle comunità – quali possano essere percorsi e prospettive futuri. In gran parte è un atteggiamento molto spiegabile, e persino inevitabile: c’è un’emergenza, e c’è la necessità di affrontare e attenuare una crisi che è ora; alzare la testa e guardare più avanti sembra un lusso, una priorità non immediata. Ed è un po’ vero, ma non del tutto vero», scrive Luca Sofri.«Se è troppo presto per parlare di post emergenza, si deve sapere che le mosse prese ora nell’emergenza saranno determinanti per il destino di ogni settore della vita sociale, compreso il campo della cultura e delle arti», spiega Giovanna Melandri.

«Alla politica e alle istituzioni spetta occuparsi, anche, di questo “mentre”. Non possiamo, aspettare che “passi” senza dire alle persone che qualcuno si sta occupando di programmare la fase successiva», dice Marianna Madia.

Così, se la settimana scorsa non hai letto le 4 pagine di Repubblica in cui Baricco esortava all’audacia eccone un riassunto: «(…) direi che con la prudenza ci stiamo dando un sacco da fare. Possiamo passare all’audacia. Dobbiamo passare l’audacia. Se sei un medico, non so cosa possa voler dire essere audaci in questo momento, quindi non mi permetto di dare suggerimenti. Però so esattamente cosa significhi essere audaci in questo momento, per gli intellettuali: mettere da parte la tristezza, e pensare: cioè capire, leggere il caos, inventariare mostri mai visti, dare il nome a fenomeni mai vissuti, guardare negli occhi verità schifose e, dopo che hai fatto tutto questo, prenderti il rischio micidiale di dare a tutti qualche certezza. Al lavoro dunque, ognuno nella misura delle sue possibilità e del suo talento. Io in questo momento non sono particolarmente in forma, ma niente mi impedirà di scriverti qui alcune cose che so. È il mio mestiere». E le cose che sa Alessandro Baricco alcune le sappiamo anche noi, almeno di queste la prima: «Il mondo non finirà», anche se si tratta della «prima emergenza planetaria generata dall’epoca del Game, della rivoluzione digitale, e l’ultima emergenza planetaria che sarà gestita da un’élite e da un’intelligenza di tipo novecentesco. Lo vedete il crinale? La vedete la contraddizione? Capite perché in questo momento capiamo poco, fatichiamo molto, ci smarriamo facilmente?»

Nel frattempo potremmo almeno imparare a contare le uova.

E ora torniamo a parlare delle solite cose, che mi viene bene.

IL BIGNAMI DEL MARKETING

  • «Non è tempo di cercare l’idea geniale. La stanno già cercando tutti», scrive Giorgio Soffiato nel post La solitudine del direttore marketing da cui è nato un paper da scaricare qui. In breve: «Il paradosso del marketing è che è l’ultima spesa da tagliare, ma al tempo stesso la prima che ti viene voglia di far fuori».
  • «Fermatevi a disegnare una strategia e non fate rivoluzioni digitali avventate», e altri consigli utili nella check list digitale per PMI e microimprese scritta da Gianluca Diegoli su Digital Update.
  • «Il fermo obbligatorio e il lavoro da casa stanno gettando i semi per un nuovo modo di fare impresa o rimarranno soltanto una parentesi indigesta?» chiede Vincenzo Cosenza che – dopo aver sentito i CMO di aziende diverse – ha disegnato la matrice dei diversi approcci al marketing e alla comunicazione che si possono avere durante le emergenze.
  • «Qual è la nostra attività principale in casa? Cucinare? Fare lavatrici? Lavorare? No, è far parte di un’audience», scrive Tiziano Bonini parlando dello tsunami dello streaming.

CONSIGLI PER LEADER PROMETTENTI

  • Come dire no alle cose giuste. «Le persone di cui ti circondi hanno un impatto maggiore di quanto immagini. Scegli saggiamente». È uno dei consigli di Danny Forest. Sono 31, tornano tutti utili.
  • In questi giorni di annunci – i miei preferiti sono quelli degli imprenditori che hanno convertito la produzione per far fronte alle esigenze della comunità (ne parlavo nella newsletter scorsa, ma poi Gianluca Diegoli ha fatto un elenco più lungo) – alcuni dicono di aver preferito il silenzio, poco prima di cambiare idea, evidentemente. Un consiglio per tutti: se la tua azienda sta andando bene, ovvero se il lavoro prosegue come sempre perché quello che fai avevi già iniziato a farlo fare anche da remoto, non serve sottolineare che paghi i fornitori come sempre. Perché, che volevi fa’?

⚠️ UNA COSA CHE TI CONSIGLIO ASSAI è venire bene in video. Futile? No. Mentre i giornalisti a fine collegamento con Palazzo Chigi fanno un po’ quest’effetto qua, ecco come Sky News ha allestito gli studi casalinghi dei corrispondenti. Davvero, dopo un mese di prove ora pure basta coi collegamenti dal bagno. Qui c’è il galateo dello smartworking che in questi giorni ne stiamo vedendo di ogni. E qui una guida a lavorare da remoto se il tuo lavoro è fare consulenze o tenere lezione.

In più: il lavoro in remoto ha portato di nuovo l’attenzione sulla sicurezza dei dati e delle informazioni che gestiamo quando siamo in prossimità di device che ci ascoltano. Telefoni compresi.

SITI BELLISSIMI

COSE UTILI 

📖 STO LEGGENDO
La notizia vera è che ho ripreso a leggere: è successo venerdì scorso. Ho visto un libro e ho detto (sì parlo da sola ad alta voce, da sempre): ma questo non l’ho letto mai? E così ho iniziato La lezione di anatomia, di Philip Roth (Einaudi): «Questa era comunemente ritenuta una funzione della grande letteratura: fare antidoto alla sofferenza attraverso la descrizione del nostro comune destino», scrive Roth.

📺 STO GUARDANDO
Dopo aver finito la settimana scorsa tutte le serie tv che a inizio settimana non avevo neppure iniziato a vedere, ho scoperto che Alberto Forni ha iniziato a parlare dei LDM della sua collezione. Contiene parolacce, la regia è quel che è, e mannaggia è solo su Facebook, ma io rido. Per praticità: puntata n.1, puntata n.2, puntata n.3, puntata n.4, puntata n.5, puntata n.6 con ospite Matteo B. Bianchi… e magari continua). Prego.

🎧 STO ASCOLTANDO
Corretto Burbon, una telefonata al giorno tra Francesco Tragni (a Milano) e Marina Catucci (a New York).

🗄️ DALL’ARCHIVIO


RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

PrintQuella che hai letto su è la newsletter n.71 che ho spedito il 2 aprile 2020. Quella prima della settimana scorsa aveva come oggetto Parliamo d’altro? e ha avuto il 56.5% di open rate e dopo quella si sono iscritte 29 persone. Se sei tra loro: grazie per la fiducia. Ne mando solitamente una alla settimana, pause escluse.

💌 Ti è piaciuta questa newsletter? Dentro ci sono 41 link e 1440 parole e puoi inoltrarle tutte a qualcuno a cui vorresti farle leggere. A me farebbe piacere.

📩 Te l’hanno inoltrata? Non la ricevi perché non hai mai pensato di iscriverti: puoi rimediare lasciando la tua mail qua. In caso di indecisione (hai ragione 👍di mail ne riceviamo già troppe) qui e qui dicono che non dovresti averne. Anche se poi ogni volta a me scappa un refuso (quello della settimana scorsa è dovuto a ‘sti giorni strani: pensavo che il 26 marzo non fosse giovedì scorso ma oggi).
La prossima newsletter con i link delle cose che ho letto, cose sulle questioni fondamentali della vita (che mi fanno essere felice, capire meglio, essere più consapevole, triste o arrabbiata), potrebbe arrivare giovedì prossimo.
❤️ Nel frattempo fai quel che puoi.

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