* LEGGE SCELBA ::

Seppie alla Perfida Albione, risotto in Camicia Nera, crespelle di donna Rachele, arrosto del Kaiser e dolce del giovane balilla. Per chiudere in bellezza: digestivo barcollo ma non mollo.

È il menù Dux, quello delle grandi occasioni (come l’anniversario della marcia su Roma) del Ristorante Paradiso, in zona Fiera-Accursio, a Milano. Angelo Lentini, il propritario, ha 48 anni e, nel 2004, è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Acquila Romana. Anche lui, come il busto in bronzo di Mussolini all’ingresso, incute un certo timore.
All’ingresso una porta blindata con il metal detector, come quelle delle banche. Chissà perché!

In via Lazzaro Palazzi, la trattoria di Oscar, un altro luogo culto per i nostalgici del fascismo ha tolto ogni vessillo alle pareti e ha persino finito il buon vino “nero”. Dice che, dopo i fatti di corso Buenos Aires, e una molotov davanti al’entrata –di cui ancora si vedono i segni- gli hanno consigliato di essere più cauto.

Angelo Lentini, non ha paura: «Dipende da come lo si gestisce un posto, qui è tranquillo, se uno si espone io parlo ma altrimenti si viene qui a mangiare come in qualsiasi altro ristorante». Salvo che alle pareti onorificenze, foto d’epoca e cimeli facciano bella mostra di se. La collezione è cresciuta con la sua gestione e ai clienti sembrano piacere molto i souvenir del ristorante: portachiavi con l’effigie del Duce, calendari che ripercorrono la vita e le gesta di Mussolini, gagliardetti e persino tazze da caffè da portare a casa come ricordo del tempo che fu. Qui anche il vino ha l’etichetta nera: ci sono il Nero di Predappio e il Nero del Camerata con le loro frasi commemorative.

Benito Mussolini e i gadget fascisti del ristorante Paradiso di Milano (cc) Domitilla Ferrari

I gadget fascisti del ristorante Paradiso di Milano

Il ristorante era già -come dire?- fascista dalla prima gestione, di un parente da cui Lentini dice di averlo ereditato. «Uno ha la fede nel Milan o nell’Inter, io nel Duce, ma ne parlo senza strapotere. Qui vengono calciatori e politici, una clientela d’elite». Ma non c’è mai qualcuno che, entrato per caso, non si aspettava di trovarsi in un posto simile? «I più mi conoscono. Ma se viene qualcuno per la prima volta e non lo sapeva scambiamo qualche parola. Dipende dalla persona», salvo, poi, forse, non tornare più. Difficile immaginare un gruppetto di universitari seduti ai tavoli mentre discutono della riforma scolastica o la coppietta al primo appuntamento. Eppure il ristorante, che nel suo menù di tutti i giorni propone piatti tipici della tradizione mediterranea, ospita spesso pranzi per compleanni, battesimi e comunioni. Nelle foto, insieme ai festeggiati, non mancherà di spuntare qualche ritratto d’epoca che, come i cimeli alle pareti, sono difficili da nascondere. E chissà che i piccoli e ignari festeggiati un giorno non si chiedano: ma quanto tempo fa governava questo tizio nelle foto?

[La legge, di cui al titolo, è qui]

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